Le linee guida del Piano 2018 che è stato presentato dal Governo in tema di digitalizzazione del sistema italiano
28 Settembre 2017 alle 11:12
In occasione della presentazione della fase due del programma di Governo per la digitalizzazione delle imprese sono stati illustrati i dati sulla situazione economica del Paese da un pool di ministri: Calenda, Fedeli, Padoan e Poletti. Oltre al titolare del Ministero dello sviluppo economico sono stati coinvolti altri tre dicasteri chiave nell'opera di ammodernamento del sistema impresa: Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, segno che formazione, lavoro ed economia devono viaggiare insieme per accelerare lo sviluppo.
Il programma presentato cambia nome: non si parla più soltanto di Industria 4.0, ma di Impresa 4.0. Perché l’intenzione è quella di allargare lo sguardo anche al settore dei servizi, una realtà con un alto potenziale di digitalizzazione.
Prima di presentare il programma sono stati indicati i dati relativi alla prima fase del Piano 2017, a detta del ministro Calenda si è inteso fornire un riscontro preciso “quantitativo” per valutare l'andamento del sistema. Innanzitutto i dati sulla produzione industriale di macchinari che presenta una crescita da inizio 2016 a luglio 2017 di circa +4%, a fronte di un fatturato che nello stesso periodo è aumentato del +15% e di una forte riduzione delle scorte che hanno raggiunto il livello minimo.
Nei primi sei mesi di quest’anno gli investimenti delle imprese in macchinari e apparecchiature elettroniche hanno raggiunto quota 80 miliardi di euro. Gli ordini sono aumentati del 9% e sul fatturato dei macchinari negli ultimi 18 mesi l’Italia supera anche la Germania. Restiamo un Paese ad alto debito, ma il debito stesso ha smesso di salire. Le agevolazioni, in particolare quelle relative a superammortamento, iperammortamento e nuova Sabatini, sembrano dunque aver funzionato.
È stata segnalata una nota negativa sugli incentivi destinati a stimolare i capitali rivolti alle start-up: non raggiungono gli obiettivi fissati. Questi tasselli del Piano non hanno funzionato, sono previste quindi delle correzioni. Nell’azione del venture capital la crescita è stata troppo bassa, i finanziamenti sono cresciuti soltanto del 2%. Cassa depositi e prestiti sta usando alcuni strumenti, ma l'Italia è a una distanza siderale con il resto d'Europa. Invece le forme automatiche di incentivo, come l’iperammortamento al 250% e il superammortamento al 140% sono pronte per essere confermate. Al Sud sono stati pochi gli investimenti, qui serve un meccanismo incentivante, e sarà necessario partire dalla ricostruzione della base industriale. Basta agli incentivi a bando che non hanno mai funzionato in quelle realtà, ma si faranno accordi “seduti a un tavolo” con grandi player.
Non hanno funzionato i competence center, che sono in ritardo significativo rispetto agli altri aspetti del Piano. Inizia ora il lavoro più complicato su questo fronte. Occorre agire sulle competenze e sulla formazione, questo punto è al centro dell'opera attesa per il 2018. Ci aspettiamo due nuovi step: lavoro 4.0 e competenze 4.0. C'è la consapevolezza del fatto che sia necessario riallineare le competenze e la formazione con l'innovazione delle imprese, a partire dalla scuola primaria fino alle università. Serve garantire una formazione continua anche sul lavoro, l'Italia in questo senso è sotto alla media europea.
Il Piano del Mise sarà dotato di un credito d’imposta per le spese di formazione sostenute dalle imprese che effettuano investimenti in nuove tecnologie industriali, con l’obiettivo di riqualificare le proprie risorse umane. Oltre ai macchinari avanzati l'impresa ha bisogno di personale preparato e aggiornato costantemente.