Contro ogni previsione la rivoluzione dell'electronic Government, la Pubblica Amministrazione digitalizzata, è stata veramente lentissima
04 Aprile 2018 alle 10:42
Era il lontano 24 ottobre 2014 quando fu pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Dpcm, Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ossia il primo provvedimento di attuazione del sistema SPID, Sistema pubblico di identità digitale. Da quella data sono passati tre anni e cinque mesi e il percorso è stato segnato da regolamenti per l'accreditamento dei gestori, utilizzo di identità pregresse, modalità attuative e regole tecniche e prime attivazioni. Oggi siamo arrivati ad avere circa 4.000 Pubbliche amministrazioni attive, meno della metà dell'obiettivo che il decreto si poneva da raggiungere entro marzo 2018.
In effetti alla fine del mese scorso tutte le PA, che offrono servizi su internet, avrebbero dovuto attrezzarsi per concedere ai cittadini un accesso anche tramite SPID. Tra l'altro molti di questi enti hanno attivato soltanto alcuni servizi e non la totalità di essi. Il mancato raggiungimento della soglia potrebbe dipendere anche dal fatto che la legge non prevede sanzioni per le PA inadempienti.
William Eggers nel libro Pubblica amministrazione digitale scrive: “Già quindici anni fa si diceva che la tecnologia avrebbe completamente cambiato la Pubblica Amministrazione. All'epoca si era infatti parlato di “un'era del governo elettronico” che avrebbe reso l'amministrazione più veloce, più leggera, digitalizzata e sempre più trasparente. Molti analisti (compreso chi scrive, in un libro intitolato Government 2.0) avevano previsto che, entro il 2016, l'amministrazione digitale sarebbe stata ormai una realtà abbondantemente acquisita. Nella pratica, la rivoluzione del governo elettronico, o “eGov” (electronic Government) per dirla all'americana, è stata veramente lentissima.”
Ai numeri non ancora soddisfacenti si aggiunge il totale delle identità digitale erogate ai cittadini: 2,3 milioni (dati di marzo), a 24 mesi esatti dal lancio di SPID, ovvero dal 15 marzo 2016, quando i primi tre gestori di identità digitale hanno iniziato a rilasciare le prime identità SPID a cittadini e imprese richiedenti. Inoltre si deve tenere conto che le prime adesioni sono state fatte da insegnanti e giovani che, per ottenere il bonus 18enni e la carta docenti, hanno dovuto richiedere la propria identità SPID. I cittadini per aderire a questa iniziativa dovrebbero vederne il valore e la comodità d'uso. Regioni come la Basilicata, l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Toscana e il Trentino Alto Adige, enti come Inps, Inail, Agenzia delle Entrate e alcuni Comuni italiani, a partire dal Comune di Roma, risultano attivi su SPID offrendo ai cittadini servizi telematici.
Il direttore dell’AgID, Antonio Samaritani, invitato a parlare al convegno #goDigital del 28 marzo a Bolzano: "In Italia – ha spiegato – ci sono 14mila data center pubblici che devono essere razionalizzati, e deve crescere la percentuale del budget destinata all’innovazione. A livello UE, però, siamo l’unico Paese assieme alla Germania ad aver già avviato l’identità digitale europea, e alla luce dei recenti avvenimenti possiamo affermare che lo SPID è una chiave d’accesso estremamente sicura, e i dati degli utenti non sono in alcun modo profilabili".
Un momento di svolta potrebbe arrivare con l’abilitazione dei primi service provider privati, in effetti a partire da gennaio di quest'anno sono state pubblicate le linee guida per attivare questi fornitori di servizi, banche e assicurazioni potrebbero essere le aziende private più attente e disponibili a questo scopo.